Il Diario di Milly

 

L’ottavo di finale tra Stati Uniti e Belgio è stato davvero entusiasmante con diversi colpi di scena e capovolgimenti di fronte. Due squadre che non hanno mollato di un centimetro e che sono uscite a testa alta dallo stadio meritandosi gli applausi di tutti gli sportivi. Il Belgio, più talentuoso, tecnico e veloce con quelle frecce di Hazard, De Bruyne, Mertens e Mirallas, la leggiadria di Origi prima e la potenza di Lukaku poi, ha avuto il controllo della partita e avuto tante occasioni da gol. Il portiere americano Howard sembrava l’orso impazzito del luna park che però in un modo o nell’altro riusciva sempre a sventare la minaccia.

Negli ultimi minuti regolamentari gli Usa sembravano spacciati, alle corde, incapaci di reagire.

Ai tempi supplementari il Belgio si è sbloccato con un uno-due che avrebbe potuto stendere chiunque. Partita chiusa tutti a nanna. Era quasi mezzanotte e mezza e invece di colpo la magia del calcio. Gli Stati Uniti ormai al tappeto sono risorti. E’ entrato un giovanotto, Green, che ha segnato uno splendido gol. Il suo primo gol in nazionale. Da lì in poi 10 minuti sublimi. Tra speranza e sofferenza, paura di vincere e terrore che il tempo passasse troppo in fretta. Ogni azione un sussulto, un brivido, un’emozione. Gli Stati Uniti adesso comandavano il gioco e il protagonista era Courtois, portiere di soli 22 anni, ma già tra i migliori del mondo, che volava ovunque. Solo da noi i giovani a 22 anni sono ritenuti immaturi. Alla fine ce l’ha fatta il Belgio. Il suo talento è stato premiato, ma dagli Usa ci è arrivata la lezione più bella. Finchè c’è partita non è mai finita. Vietato mollare. E uscire così con dignità e fierezza non è come vincere un mondiale, ma ci va molto vicino.